Ho la fortuna di lavorare in città. Piuttosto che dover prendere la tangenziale e invecchiare al volante per attraversare gli snodi impossibili all’ora cara alla maggior parte dei lavoratori per raggiungere l’ufficio, lavoro in un punto della città raggiungibile anche con i mezzi pubblici.
Mi sarebbe piaciuto lavorare in uno di quei vecchi antichi palazzi in via Emilia. In pausa pranzo sei nel salotto di Modena e puoi accomodarti in uno dei suoi caffè, puoi fare una passeggiata sotto i portici, guardare le vetrine ed entrare nei negozi aperti ad orario continuato.
Mi sarei accontentata di via Saragozza: due passi a piedi, uno sguardo alle 6 vetrine dello store cinese e sei in Piazza Grande, e nei giorni di sole puoi sgranocchiare qualcosa sui gradini del duomo con i piccioni che chiedono l’elemosina. Per non parlare del dopo lavoro e dell’aperitivo al Caffè Concerto.
Mi sarei fatta piacere anche corso Vittorio Emanuele, a due passi dalla stazione centrale, ma a quattro dall’Accademia e da via Emilia (quella di prima: dei ristorantini a prezzo fisso, le pizzetterie al taglio e qualche decina di bar tra cui scegliere per gustare un caffè).
E invece sono finita a piazzale Manzoni, zona che ha conosciuto tempi migliori, ma che di quei tempi andati conserva molto poco. Negozi da shopping selvaggio assenti, unica comodità un Esselunga vicino per momenti di crisi da dispensa vuota. E soprattutto non si trova un bar degno di tale nome nel raggio di 2 kilometri. Non c’è verso di gustare un caffè decente. Non pretendo che sia buono, ma che sia minimamente accettabile.
[si nota che sono di rientro dopo un periodo di ferie?]